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Don Zeno di Nomadelfia e la sofferenza: tutto è immolazione

Nomadelfia di Roma 2 ottobre 2023

Carissimi, benvenuti a Nomadelfia di Roma.
Ringrazio Costanza Miriano, Giorgio Gibertini e tutti voi per questo incontro su uno degli argomenti più sconvolgenti per ciascuno di noi: la sofferenza. È un’esperienza alla quale non ci possiamo sottrarre.

Don Zeno, il fondatore di Nomadelfia, ne parla anche nelle ultime parole registrate, dopo che era stato colpito dall’infarto: Non so neanche se sto morendo, se sto male, molto o poco, non so, non so niente. Sto bene nella sofferenza. Non ho mai pensato da ragazzo che mi piacesse la sofferenza, eppure mi è piaciuta… Entrare in quell’orbita lì, Signore… E poi la questione è che non sono mica moribondo… Tutte le volte che ho sofferto molto ho sempre pianto la finale: “Perché tornare al mondo?”. Se vado di là, vengo a passeggiare di qua. E se invece si deve continuare, andiamo, continuiamo. Soffro molto.

Mi ha chiesto una volta mons. Pranzini: “Sai cos’è il dolore?”. E io gli ho chiesto: “No. Cos’è?”. E dopo mi ha detto: “Lo saprai”.

Parlando ai giovani di Nomadelfia una decina di anni prima aveva sintetizzato questo tema con queste parole: Dall’atomo alla Croce nel creato tutto è immolazione.

Volete un’altra bellissima immagine della legge universale?

Voi mangiate dei cibi: mandate giù degli zuccheri, degli amidi, proteine, sali, acqua, vino, qualsiasi cosa; lo stomaco mescola tutto, divide e ripartisce alcune cose da una parte, altre dall’altra e, alla fine, cosa succede? Non c’è più pane, non c’è più vino, scompaiono sali e grassi: tutto scompare e si trasforma in carne, diventa uomo. E’ tutto un sacrificio: ogni cibo si distrugge, si sacrifica completamente perché tutto si rifaccia e dia la vita. Tutto il creato è così, tutto il creato è immolazione.
Prendete un chicco di grano: lo mettete sotto terra, marcisce e, piano piano, genera una spiga, il frumento; si va a tavola e si mangia il pane, la pasta, i dolci e i biscotti. Ma quel chicco, invece, è marcito sotto la terra, si è sacrificato e ha rifatto il grano. Nel creato niente si riproduce senza immolazione e trasformazione. Andate avanti ancora e trovate che il “figlio dell’uomo”, Cristo, figlio di Dio, viene immolato anche lui, sacrificato su una croce: muore e dà la vita per noi. Anche lui viene sacrificato: è necessario che io muoia – ha detto – perché possiate avere la vita. E’ necessario passare attraverso il Calvario per dare la vita agli uomini; il figlio di Dio viene sacrificato perché venga la risurrezione. “lo sono la risurrezione e la vita: chi crede in me, anche se morto vivrà”.

Tra due giorni festeggeremo S. Francesco che è arrivato a lodare il Signore per “sora nostra morte corporale”. A noi sembra poco logico, come è illogica la sofferenza, ma ci auguriamo di uscire questa sera da questo incontro con almeno il dubbio serio che “Niente di ciò che soffri andrà perduto”. Grazie a tutti

Francesco di Nomadelfia

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