cultura

Abbiamo portato Dante tra i carcerati

Abbiamo portato Dante in Carcere.

Siamo stati alla Casa di Reclusione di Opera di Milano. E con Giulio Carlesi abbiamo raccontato Dante a una trentina di detenuti.

È stata un’emozione fortissima.

Ho fatto decine di presentazioni e letture teatrali del mio libro A superar lo Inferno. Ma questa è stata una delle più belle, forse la più intensa. Era come se Dante fosse vivo e i suoi versi arrivassero forte.

Ho detto loro che Dante era un latitante quando scrisse la Divina Commedia. All’età di 35 anni, nel mezzo del cammin della sua vita, il poeta fu condannato a morte per concussione. Per la sua Firenze era un Criminale. Visse gli ultimi 20 anni della sua vita lontano dalla sua città, in esilio. Anzi forse non avremmo mai avuto il libro più bello del mondo, la Divina Commedia, se Dante non fosse stato condannato.

Ho detto loro che capita a tutti di perdersi in una Selva Oscura, di passare un momento di smarrimento, di vivere un periodo cupo.

Ho detto loro che anche Dante ha dovuto affrontare il suo Inferno, che ha varcato la soglia della Porta Infernale, e che aveva lasciato ogni speranza entrando. Aveva dovuto fare i conti con se stesso. Passo dopo passo, Cerchio dopo Cerchio, Girone dopo Girone, peccato dopo peccato.

Ho detto loro che per superare il suo Inferno aveva avuto bisogno di aiuto, aveva avuto bisogno del suo Virgilio. Virgilio che nel poema dantesco rappresenta la Ragione, la Razionalità, non lasciandosi trasportare dai propri istinti. Che aveva affrontato la paura, che aveva superato i suoi limiti.

Aveva incontrato Ulisse, che fatti non siamo a viver come bruti. Aveva incontrato il Conte Ugolino, che sollevando la bocca dal fiero pasto, fece del male ai propri figli. Aveva infine incontrato, proprio in fondo all’Inferno, Lucifero, il “portatore di luce”, che se ci pensi bene, anche nel momento più buio, nel momento più cupo, c’è sempre una scintilla, una luce che ci porterà a riveder le stelle.

Al termine dell’incontro ho donato due copie del mio libro alla loro biblioteca. In cambio ho ricevuto tanti applausi, tante domande, tante strette di mano. Non mi mollavano più. Era come se per un giorno Dante, attraverso di me e grazie ai suoi versi, avesse portato loro conforto.

Sì Dante è vivo.

Eccome se lo è.

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