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Comandante: un film sulla leadership che vorrei

Durante i giorni delle festività a ponte che per i milanesi coincidono con 7 ed 8 Dicembre, mi sono concessa di andare al cinema nell’ora di pranzo con la mia famiglia: mio marito e nostro figlio di 11 anni. Per noi, ho scelto il film italianissimo Comandante, che è diretto da Edoardo De Angelis e che schiera come protagonista Pierfrancesco Favino nel ruolo di Salvatore Todaro, comandante del sommergibile Comandante Cappellini durante l’inizio della seconda guerra mondiale. 

Il militare Todaro si mostra nella sua umanità fin dalle prime scene, infatti a causa di un incidente in aliante, riporta delle fratture vertebrali che lo obbligano ad un dolore cronico (oltre che all’utilizzo di un busto) e ad una invalidità tale per cui potrebbe ricevere il pensionamento anticipato dall’esercito. Ma il comandante non smette di sentire la sua chiamata per cui nei primi piovosi giorni dell’Ottobre 1940, il sommergibile della Marina Regia, salpa da La Spezia sotto le sue direttive per raggiungere l’Atlantico e organizzare agguati letali contro mezzi nemici. Il 16 Ottobre, dopo aver ricevuto i primi colpi ostili da parte del mercantile belga Kabalo (il Belgio era ancora paese neutrale), il Comandante Todaro ne ordina l’affondamento. Abbattuto il nemico, il comandante, contravvenendo a tutti gli ordini dei suoi superiori ed assumendosi personalmente ogni responsabilità, ordina al suo equipaggio di salvare dalle acque gelide i 26 superstiti del mercantile. Da questo punto in poi, il sommergibile, con i suoi spazi stretti diventa un potpourri di culture, lingue, dialetti e tradizioni che si mescolano fino al culmine ossia quando il cuoco napoletano impara a cucinare le patatine fritte da un soldato fiammingo. La convivenza ha però anche molti momenti difficili come la necessità di navigare in emersione tra gli inglesi (che cessano il fuoco per rispetto del salvataggio effettuato) oppure come il momento di ribellione-sabotaggio di due membri dell’equipaggio belga che scambiando gli italiani per fascisti e provano a danneggiare in maniera irreparabile e sconveniente per tutti il sommergibile Cappellini. Alla fine, il Comandante ed il suo vascello riusciranno a portare sani e salvi i 26 belgi sulle coste delle neutrali Azzorre. Al termine della vicenda c’è spazio per un ultimo e cristallino orgoglio patriottico ed è il momento dello sbarco: il comandante belga chiede a Todaro “perché avete fatto una cosa che noi al vostro posto non avremmo mai fatto” e Todaro risponde semplicemente ma efficacemente “perché noi siamo italiani”.

Pochi giorni dopo, il Belgio entrerà in guerra come alleato degli anglofrancesi. E due anni più tardi, Todaro morirà sotto i colpi di artiglieria della flotta inglese. A guerra terminata si riportano due episodi che meritano di essere ricordati: primo, dei 119 sommergibili della Marina Regia, solo 12 non vengono affondati e solo di questi si contano i sopravvissuti, secondo, durante una mattinata di sole del 1946, i membri del mercantile Kabalo, raggiunta l’Italia, si schierano davanti alla vedova Todaro e consegnano a lei gli onori militari.

Terminata la trama, abbozzo una recensione e parto con l’affermare che il film merita assolutamente di essere visto. E’ un film a cui possono accedere anche i ragazzi (direi dai 12 anni in su) fatto salvo per un paio di scene di nudo ed una battuta piuttosto volgare. Quello che il film regala allo spettatore è davvero un bel bagaglio di valori senza però alcuna pretesa di schieramento politico, sebbene mai come in questi anni, il soccorso in mare sia stato tanto problematico e dibattuto al largo delle coste italiane. Provo a ordinare i pensieri insieme a voi lettori e a regalarvi i miei spunti:

  1. la guerra, comunque la si guardi, resta un’atrocità che per lo più coincide con il sacrificio di giovani vite nel pieno della loro età produttiva
  2. in tanto abbruttimento, l’uomo però può sempre scegliere di restare uomo e concedere al nemico gesti di solidarietà che passano alla storia. Tali gesti, a volte, per osmosi contaminano e possono influenzare il destino del mondo
  3. la guerra ha le sue regole ma il mare ne ha di diverse come ricorda la citazione ad inizio film “In mare siamo tutti alla stessa distanza da Dio, la distanza di un braccio, quello che ti salva”
  4. i veri leader sono autorevoli, mai autoritari, sanno stare nella dialettica, nella paura e soprattutto nell’incertezza perché l’umanità è complessa, perché la vita è imprevedibile
  5. nella diversità di culture c’è una ricchezza immensa che si schiude però solo se e quando si abbandonano i pregiudizi.

Questi valori, arrivano tutti, forti e chiari allo spettatore. Per questo direi senza indugio alcuno che Comandante è un gran film da vedere.

Valeria Terzi

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