affidogli altri siamo noi

Da proietti a protetti: parliamo di minori in affido

Il 21 aprile si festeggia il Natale di Roma. Il mito racconta dei due gemelli esposti sul Tevere; uno dei due, Romolo, fonda la Città Eterna. La tradizione romana di dare protezione ai minorenni abbandonati, ha radici antichissime.

Le storie di affidamento e di adozione erano praticate nell’antica Roma. Infatti, il padre che non desiderava riconoscere il proprio figlio, lo esponeva al pubblico presso la «columna lactaria»: là, c’erano alcune donne che non avevano figli, una si sarebbe presa cura del piccolo, adottandolo.

Con l’avvento del cristianesimo, ed in particolare da Costantino imperatore in poi, la cultura della morte si trasformò in cultura della vita ed i bambini abbandonati, i proietti, venivano presi in cura dalla stessa comunità e gli infanticidi venivano puniti con la morte dell’uccisore, avendo lo stesso Costantino, emesso un decreto che vietava l’abbandono dei bambini sulle sponde del Tevere.

Nel 1178 grazie a Papa Innocenzo III che, impressionato dai tanti cadaverini che venivano raccolti dai pescatori nel Tevere, volle che presso l’Ospedale di Santo Spirito in Sassia, da lui istituito, fossero accolti gli esposti, i proietti appunto.

Nel tempo lo Stato attraverso diverse istituzioni ha organizzato risposte all’accoglienza dei Minorenni abbandonati fino alla sottoscrizione della Carta Internazionale dei Diritti del Fanciullo del 1989, che riguardo a questi minori all’art.20 recita: “Ogni fanciullo il quale è temporaneamente o definitivamente privato del suo ambiente Familiare, oppure che non può essere lasciato in tale ambiente nel suo proprio interesse, ha diritto ad una protezione e ad aiuti speciali dello Stato”.

Oggi ci sembra urgente e necessario capire quanto realmente le istituzioni pubbliche, deputate alla protezione dei minorenni privi di un contestato familiare adeguato, attivino quegli interventi “speciali” rispondenti ai loro bisogni, e quindi quali aiuti speciali debbano essere riconosciuti ai minorenni accolti nelle Comunità, e quanto lo Stato, le Regioni e i Comuni sentano il dovere e l’obbligo di dare adeguata protezione a questi cittadini.

Non vorremmo essere prevalentemente noi del privato sociale, esecutori di un mandato pubblico, a sollecitare attenzioni e interventi adeguati per questi minorenni che hanno il diritto ad una Protezione Speciale e non sentirsi più definiti minori Fuori Famiglia, definizione che rischia di farli considerare figli di nessuno, senza famiglia, e cittadini con diritti ridotti.

Per questo abbiamo pensato di realizzare questa giornata a ridosso del Natale di Roma presentando i dati di una piccola ricerca su chi sono i minorenni accolti nelle Comunità del Lazio e di quali bisogni sono portatori. Sempre più sentiamo la necessità che vengano adeguati gli interventi, anche economici, e le tipologie di strutture di accoglienza, come anche migliorare il rapporto tra i professionisti chiamati a proteggere questi minorenni. Auspichiamo che il recepimento delle Linee di Indirizzo Nazionali da parte della Regione, e la loro reale e puntuale applicazione da parte dei comuni e delle comunità, con l’adeguamento del corrispettivo economico, possano realmente contribuire a proteggere adeguatamente i minorenni che accogliamo e che non siano più Proietti, rifiutati, ma Protetti.

Gianni Fulvi, presidente CNCM

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